domenica 5 dicembre 2010

Ansia da Prestazione

Nel momento in cui uno sportivo deve compiere una prestazione importante, può avere dei blocchi mentali o delle ansie che gli impediscono di effettuare la prestazione, oppure effettua una performance di scarsa qualità pur essendo magari il più forte in quella specialità.
Ci sono molti motivi che portano a questo tipo di ansia, per citarne alcuni:
  • paura di fallire
  • paura dei propri limiti
  • soggezione del pubblico
  • non riuscire a sopportare le aspettative
  • depressione dell’atleta
  • paura del giudizio
  • pensare di essere al capolinea
Lo sport è  una metafora della lotta per la supremazia in una determinata relazione intersoggettiva tra due contendenti o tra due gruppi (squadre) di contendenti. Non a caso c'è uno che vince e l'altro che perde e non a caso le attività sportive, a qualsiasi livello siano esercitate, forniscono innumerevoli spunti per metafore legate alla superiorità/inferiorità, alla bravura/non bravura, all'essere desiderabile o non desiderabile come soggetto di identificazione, ecc.
Forse proprio per queste caratteristiche intrinseche e strutturali le attività sportive si prestano a riflessioni sul ruolo che la condizione psicologica dei partecipanti gioca nell'avere successo o al contrario nel risultare sconfitti. Ciò accade in misura più evidente negli sport individuali ma succede altrettanto correntemente negli sport di gruppo dove il clima emotivo complessivo e le influenze psicologiche reciproche possono diventare un elemento di rafforzamento del gruppo nel raggiungere i propri obiettivi o, al contrario, di limitazione delle capacità di quella squadra di ottenere successo.

Una metafora che viene spesso usata in alcune specifiche situazioni sportive è che, in particolare quando si avvicina la fine della competizione e la squadra è in vantaggio, sopraggiunge la cosiddetta "paura di vincere". E così le capacità sportive diminuiscono drasticamente, le competenze sembrano improvvisamente sparite, attività e gesti fino ad allora ben padroneggiati scompaiono e così via. Tale crisi può portare alla sconfitta o quantomeno a mettere in serio dubbio la vittoria. Tutto ciò comporta poi una serie di conseguenze emotive negative per le gare successive dove si ripresenterà fortissimo il rischio che quel ricordo di paura e di insicurezza si riattualizzi diventando un elemento caratterizzante di quell'atleta o di quel gruppo.


Che cos'è dunque la paura di vincere?  Perché alcuni sportivi invece riescono a utilizzare al meglio tutte le loro potenzialità psicologiche e atletiche per rendere sempre al meglio in ogni competizione ? Possiamo ipotizzare che ciò che spaventa e produce ansia non è tanto la metafora, cioè lo sport, ma la relazione interpersonale con l'altro e la relazione, spesso inconscia, con se stessi.

Con ciò si vuole dire che la paura di vincere, a volte anche la stessa paura di competere, è legata alla idea che la persona ha costruito sul sé, ai valori che si attribuisce, alla posizione che pensa di meritare nella società, al ruolo che ritiene di poter giocare nel mondo. Di conseguenza attraverso la paura di vincere la persona esprime l'idea di quello che ritiene sia il proprio ruolo nel mondo, un ruolo di persona fragile e insicura e la sensazione di "valere poco". Se vincesse dovrebbe accettare l'idea di essere "superiore", almeno per quella attività e relativamente a quella persona ma tale sensazione può essere per lui troppo forte e pericolosa perché rappresenta un cambiamento della idea di sé che l'individuo non è ancora pronto ad accettare.

Non essendo pronto ad accettare questa possibile nuova idea di sé preferisce perdere o anche non lottare e rimanere nella propria condizione che se pure a volte gli pesa è tuttavia in un certo senso rassicurante perché è ben nota e chiara, rimanere nella propria condizione conosciuta rappresenta una condizione meno ansiogena che non il risultato del cambiamento che è, ovviamente, ignoto.

A titolo esemplificativo pensiamo a tutti quei momenti dove lo sportivo in preda all'ansia della competizione non vede l'ora che la partita (cioè la fonte dell'ansia) finisca. In quei momenti la sua principale preoccupazione non è vincere ma far cessare la sofferenza psicologica.

L’ansia, di per sé, non è un fattore negativo per chi pratica l’attività sportiva. Diversi studi (Gould, Greenleaf, & Krane, 2002; Smith et al., 2002) ne hanno sancito l’importanza come fattore chiave per qualità e durata dell’esperienza.
È quando questa raggiunge livelli troppo alti, e in direzione negativa, che si pone come ostacolo al godimento dell’attività e al decadimento della performance in termini di risultati, senza contare l’aumento degli infortuni che ciò comporta.
Una delle cause principali della perdita di efficacia è, paradossalmente, l’essere troppo concentrati sul compito: l’ansia è una forza autocentrante, che tende a focalizzare l’attenzione su sé stessi, sui propri movimenti e sulla propria attività, e questo conduce ad una serie di risposte nel corpo che sono eccessivamente controllate e contrastano con la naturalezza che il movimento sportivo richiede. Quello che un livello eccessivo di stress produce è un sovraccarico di informazioni che rallenta il sistema minandone l’efficacia.
Secondo Carver and Scheier (1988) il comportamento umano è regolato da un sistema di feedback che monitora il comportamento. Quando un comportamento viene eseguito, avviene un confronto fra il risultato ottenuto ed il risultato sperato. Se questo risultato è discrepante, si crea un’interferenza cognitiva sotto forma di pensieri negativi su di sé. In soggetti particolarmente ansiosi, questi pensieri negativi sorgono ben prima del compito da portare a termine, come se il fallimento fosse una conseguenza inevitabile dell’azione.

Come si affronta, dunque, l’ansia? Se l’ansia prima della prestazione è una componente inscindibile dello sport  è bene che l’atleta non fugga dalla stessa come da un fastidioso effetto collaterale, ma che impari a conoscerla e ad integrarla nella propria economia di vita.
Lavorando in questa direzione è possibile ridurne gli effetti, sia in termini di performance che di pensieri negativi durante la competizione.
Perché se è pur vero che il divertimento è una base imprescindibile dello sport, è anche importante vedere fruttare i propri sforzi ed il benessere che deriva da un’attività che può essere soddisfacente da tutti i punti di vista.






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